venerdì 14 marzo 2008

«Gomorra e giornali turbano il processo». Intimiditi il pm Cantone, Saviano e la cronista Capacchione del Mattino

Questo Articolo è stato pubblicato su IL MATTINO di oggi. L'articolo è di Leandro del Gaudio

«Gomorra e giornali turbano il processo». Intimiditi il pm Cantone, Saviano e la cronista Capacchione del Mattino

Se la prende con la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, con l'autore di Gomorra Roberto Saviano e con una presunta trama architettata dal pm anticamorra Raffaele Cantone. È il minaccioso intervento dei boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine (latitante da 12 anni) nel corso del processo Spartacus, dinanzi alla prima sezione di corte d'assise d'appello Raimondo Romeres. I boss del Casertano parlano per bocca del suo difensore Michele Santonastaso (e del suo collega Carmine D'Aniello): chiedono che il processo venga trasferito in un altro distretto giudiziario, affidandosi a una richiesta di «legittima suspicione». Un'istanza motivata in sessanta pagine lette in aula tutte d'un fiato, nel silenzio dell'aula bunker Ticino due, al cospetto di giudici e avvocati, ma anche di tanti imputati e parenti di presunti affiliati. In sintesi, Bidognetti e Iovine sostengono che i giudici napoletani non sono sereni, di fronte al tentativo di condizionamento della Dda di Franco Roberti: una trama che sarebbe stata consumata grazie a un presunto disegno del pm Raffaele Cantone nella gestione dei pentiti e da giornalisti e scrittori bollati come «prezzolati». Secca la replica del capo della Dda di Napoli Franco Roberti, chiamato in causa dall'intervento letto dal penalista Santonastaso: «Gli imputati Bidognetti e Iovine avranno le risposte che meritano nelle sedi competenti». E un primo effetto l'istanza di legittimo sospetto l'ha provocato. Gli atti del processo Spartacus - il più importante atto d'accusa alla camorra dei casalesi - finiscono in Cassazione. Ora spetta alla Suprema Corte stabilire se ci sono i presupposti per il trasferimento del processo lontano dalla sua sede naturale, di fronte all'ipotizzata mancanza di serenità dei giudici napoletani. Ecco come si rivolgono Bidognetti e Iovine (condannati in primo grado all'ergastolo per omicidi e delitti di camorra) nei confronti della giornalista Rosaria Capacchione, che quotidianamente segue per il Mattino la cronaca giudiziaria in uno dei distretti più pericolosi d'Italia: «Una giornalista prezzolata dalla Procura di Napoli, puntuale a soddisfare con la penna le esigenze di alcuni pm»; ma anche ad assecondare una trama volta a colpire avvocati e giudici liberi. Parole che rischiano di creare allarme, di provocare pericolose sovraesposizioni agli occhi di chi era presente ieri nel bunker di Poggioreale. Non mancano riferimenti a Roberto Saviano, autore del best seller sulle pagine più nere scritte dalla camorra campana. Quella pronunciata ieri dall'avvocato Santonastaso è il primo caso di richiesta di sospensione di un processo a causa di un romanzo. Nelle sessanta pagine lette ieri in aula viene citato uno dei brani di «Gomorra», tanto che i due boss chiedono «al buon Saviano» di conoscere la fonte di un episodio raccontato nel corso del fortunato romanzo. Anche questo - si legge - «è un tentativo di condizionare l'attività dei giudici», tanto che l'autore viene esortato a «fare bene il proprio lavoro».

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